" Abbiamo assistito in passato, seguendo tante lezioni di minibasket, ad una correzione dell'errore prescrittiva, particolareggiata ed ossessiva, quando un certo stile d'insegnamento, molto polarizzato sul docente, produceva comportamenti stereotipati nel bambino del minibasket. Nel l'infinita e tuttora in corso, opera del prof. Mondoni, l'errore nel minibasket, viene gestito nella misura dell'indispensabile, non circoscritto....Sono le strategie che lo rimettono in circolo, all'interno di un circuito nel quale il prodotto è figlio di un processo.....è lo sviluppo delle capacità metacognitive: apprendere ad apprendere! Il risultato di una pedagogia innovativa che " l'astro di Cremona " ha lungamente inseguito, con risultati amplificati e tangibili. Più che un articolo sul minibasket...un trattato di pedagogia. Maurizio Mondoni non finisce mai di stupire!
" Come gestire l'errore nel Minibasket "
di Prof. Maurizio MONDONI
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NEL MINIBASKET BISOGNA CORREGGERE SOLO LO STRETTO INDISPENSABILE E VARIARE IL PIÙ POSSIBILE LE PROPOSTE MOTORIE E TECNICHE.
Il messaggio metodologico
“Variare di più, anziché
correggere” è questa la
sostanza del messaggio che voglio trasmettervi in relazione alla metodologia
dell’insegnamento della tecnica esecutiva nel Minibasket.
La formazione di base persegue l’obiettivo di sviluppare e ampliare il meta-apprendimento (è importante ciò che si dice e come si dice), cioè la “capacità di apprendere ad apprendere”.
Un Istruttore che non sia interessato solo alla crescita motoria dei suoi bambini, deve:
Apprendere significa creare le potenzialità e le riserve di prestazione per essere all’altezza di compiti futuri. Ciò che sta al centro è:
Correggere di meno
Un compito non trascurabile dell’Istruttore, oltre alla motivazione, alla
dimostrazione e ai consigli, è la sua attività di correzione, che consiste
nel mettere tempestivamente a freno allo sviluppo di errori, intuiti e
temuti (paura di sbagliare, ansia, stress) dei bambini.
L’Istruttore che corregge parte dal presupposto di conoscere che cosa sia “giusto” insegnare e quale sia il percorso corretto che deve essere seguito didatticamente.
Correggere sempre può aumentare la centralità dell’errore all’interno del processo di apprendimento e un’eccessiva consapevolezza dei propri errori può portare a fissarsi su di loro, con un conseguente blocco dell’apprendimento; correggere spesso sortisce l’effetto di “sminuire” il bambino. Correggere durante una partita, spesso assume per il bambino un carattere di rimprovero; all’Istruttore deve essere richiesta una maggiore tolleranza per gli errori dei bambini.
“SE NON SBAGLI, NON PUOI NEMMENO ARRIVARE ALLA CONOSCENZA!”
(J. W. Goethe)
La correzione è necessaria (per risolvere una situazione di bisogno), solo nel caso in cui alla base della forma tecnica del movimento, vi sia una struttura non corretta che ostacoli l’andamento ottimale dell’apprendimento.
Il “nucleo stabile” di un movimento (esempio il correre) ha una struttura consolidata (schema motorio di base) e la “forma flessibile” (correre palleggiando) ha una potenzialità adattiva-variabile in funzione della situazione (palleggiare senza ostacoli davanti e palleggiare con un avversario che contrasta).
Questa struttura, coordinazione tra il “nucleo stabile” e la “forma flessibile” (ad esempio: correre e palleggiare si esprime nella coordinazione tra il correre e il palleggiare la palla) deve essere acquisita e consolidata nella fase iniziale dell’apprendimento: il ritmo del movimento rappresenta, in un certo qual senso, la “personalità” della tecnica.
L’Istruttore che corregge continuamente, deve innanzitutto porsi la domanda se l’errore possa essere corretto sulla base dei presupposti esistenti; tutto ciò dipende anche dalla capacità del bambino di correggere da solo i suoi errori.
Ai fini dell’apprendimento, rinforzare ciò che va bene è più efficace del sapere in che modo si potrebbe fare meglio.
Un Istruttore non può correggere una tecnica esecutiva errata se non conosce bene la corretta tecnica esecutiva di un gesto tecnico o di un movimento.
Variare di più
Non è possibile presentare nella lezione di Minibasket sempre gli stessi
esercizi, movimenti o gesti, occorre variare, creare, inventare e proporre
sempre giochi ed esercizi diversi. I diversi tipi di esperienze motorie e
sportive accrescono e promuovono il sapere e il sentire (intuizione
motoria).
Per arrivare a possedere la “saggezza motoria” occorrono molte esperienze reali e chi la possiede può affrontare situazioni-problema con spontaneità, senza riflettere molto.
Solo proponendo esercizi e giochi impostati sulla variazione è possibile stimolare sufficientemente nella sua plasticità il complesso sistema motorio e mantenerlo ampiamente funzionale.
Chi varia molto e in maniera finalizzata, resta adattabile, creativo e non deve soffrire di rigidità formale e in tal modo le abilità acquisite rimangono funzionali anche in situazioni dinamiche (che cambiano continuamente).
Un patrimonio di esperienza che si fonda su di un’ampia gamma di esperienze finalizzate, è il potenziale della “sovranità” dei movimenti, la base per virtuosismi disinvolti, è “saggezza motoria”, cioè il nucleo indispensabile per l’intuizione.
Le funzioni principali del
procedimento metodologico
Prima di correggere i propri minicestisti, un Istruttore deve:
Solo partendo da questi presupposti, può iniziare un discorso metodologico, cioè preparare la strada alla qualità della tecnica.
Un buon Istruttore deve essere un buon comunicatore, un ottimo conoscitore del processo d’insegnamento-apprendimento, uno specialista nella conduzione della lezione.
Il suo agire in palestra deve essere “ponderato e pensato a fondo”, che rispetti le diverse fasi dell’apprendimento. Deve trasmettere ai suoi bambini conoscenze teoriche associate alla pratica, affinché siano quanto più possibile efficaci e possa essere garantito un processo di apprendimento individualmente ottimale.
Si tratta in buona sostanza di “far cogliere impulsivamente” ai bambini l’oggetto dell’apprendimento come “impressione” di un qualcosa che è già stato immagazzinato (dal conosciuto allo sconosciuto), sotto altre forme espressive.
In questo processo di comunicazione il “messaggio d’insegnamento” dell’Istruttore deve essere decodificato e compreso dai bambini (utilizzare un linguaggio comprensibile) come efficace sollecitazione ad apprendere e deve essere applicato con successo all’interno di un processo di insegnamento-apprendimento che va strutturato metodicamente.
Sulla strada che porta al raggiungimento di quest’obiettivo ambizioso, c’è la messa in atto razionale delle singole fasi dell’apprendimento, in base all’idea fondamentale dell’acquisizione di abilità orientate sulle capacità e dello sviluppo di capacità orientate sulle abilità (Hotz 1988).
In un primo livello dell’apprendimento, in cui si devono creare i presupposti e le basi per promuovere il processo di apprendimento e di allenamento, “l’acquisizione e il consolidamento in condizioni di apprendimento facilitate”, devono essere diretti allo sviluppo di un “programma di base” funzionale.
Per acquisire una coordinazione generale nel movimento è importante fornire ai bambini il “senso del movimento” il più possibile differenziato, sviluppato mediante un lavoro di educazione delle capacità coordinative ed un arricchimento del bagaglio di esperienze (bagaglio motorio).
Insegnare in condizioni di apprendimento variate, significa consolidare ulteriormente la coordinazione fine della tecnica, facendo riferimento al principio metodologico centrato sulla “variazione”, partendo da una base solida (varianti del programma), multilaterale, funzionale e collaudata sul piano applicativo.
Queste varianti sono caratterizzate dalla qualità della “fluidità del movimento” e dalla complessa capacità del “timing”.
Al livello di apprendimento più elevato, l’obiettivo è rappresentato dal “perfezionamento con conseguente completamento, anche in condizioni di apprendimento più difficili, di abilità tecniche variabili secondo la situazione che si presenta”. Questi programmi finali costituiscono, in ultima analisi, l’auspicata “flessibilità dell’azione”.
Gli obiettivi
Gli obiettivi da raggiungere nel processo metodologico d’insegnamento della
tecnica sono:
– 1° livello: acquisire e consolidare-creare le basi;
– 3° livello: perfezionare, completare e promuovere la creatività.
Conclusioni
La tecnica secondo me deve essere insegnata un poco per volta. Gli
insegnamenti tecnici troppo precoci sono come le caramelle, all’inizio
piacciono molto, ma poi fanno male ai denti!